Category Archives: Aromaterapia Emozionale

Creazione e Tutela del proprio Spazio Personale e Aromaterapia

Che cosa significa delineare il proprio spazio personale? Una domanda apparentemente semplice…in realtà rispondere non è così immediato. La prima considerazione da fare è questa: siamo tutti consapevoli di avere uno spazio personale e di “abitarlo”? Spesso questa consapevolezza in realtà è parzialmente inconscia e quindi la gestione del proprio spazio personale diventa molto istintiva e umorale – insomma ci accorgiamo che qualcosa va o non va, ma non ci rendiamo conto che quello che sta succedendo riguarda proprio i nostri confini, lo spazio simbolico che abitiamo e viviamo ogni giorno.

Lo spazio personale è un luogo simbolico, senza muri, senza stanze fisiche, in realtà esiste ma è innanzitutto psichico. Il riflesso e l’incarnazione più evidente di questo spazio è l’organo Pelle. La pelle è un luogo simbolico di espressione dei nostri confini, di come essi vengono tutelati, protetti o violati.

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Che sensazione si ha quando il proprio spazio personale è rispettato?

In genere la sensazione è di apertura, di respiro, di una certa serenità, oggi potremmo definirlo di “ben-essere” in cui un pò tutto interiormente sembra “a suo posto”. Le sensazioni corporee fluiscono e siamo in una condizione di attenzione e presenza.

Questo è lo spazio psicosomatico ed è il primo luogo che abitiamo; successivamente ci sono gli spazi fisici nei quali ci muoviamo ogni giorno – la casa che abitiamo, il luogo in cui lavoriamo, i luoghi che ci sono cari e che frequentiamo. La casa è sicuramente il primo riflesso del nostro spazio personale e all’interno di essa i vari ambienti possono esprimere il nostro sentire (o meno…!). Spesso si cambiano mobili e si spostano cose proprio per muovere qualcosa dentro di noi e trovare una armonia maggiore. Per questo mettere mano alla propria abitazione non è solo qualcosa di pratico e concreto, bensì un vero esercizio interiore di aggiustamento…nei periodi di cambiamento si sente spesso l’esigenza di cambiare anche qualcosa in casa – ed è qualcosa che avviene naturalmente senza doverci pensare troppo. Questo accade anche con il profumo che decidiamo di dare alle nostre stanze.

Può il profumo diventare un modo di esprimere il nostro spazio interiore? A mio avviso sì. La prima riflessione in questa direzione è chiedersi se profumiamo un ambiente che è soltanto nostro o che è condiviso. La differenza è chiara: quando profumiamo uno studio, o una camera che viviamo soltanto noi abbiamo mano libera, mentre negli spazi condivisi la profumazione dovrà in qualche modo essere resa gradevole per tutti, proprio perchè espressione di uno spazio che è non solo di una persona, ma di più persone che la coabitano.

Puoi profumare il tuo ambiente con gli oli essenziali in tanti modi: dall’uso del diffusore a ultrasuoni, alla creazione di semplici spray, a creare dei profumatori con della carta da acquerello (puoi ritagliare delle strisce di carta da acquerello di 5 cm per 20 cm, spruzzarle poche gocce di essenza e appenderle sia negli armadi che negli ambienti).

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Che profumo ti piacerebbe dare alla tua stanza preferita?

Non ci sono regole generali per questo, ma certamente oli essenziali che possono colorare un ambiente in modo piacevole sono per esempio l‘olio essenziale di arancio dolce, mandarino rosso, litsea cubeba, picea mariana, rosmarino cineolo, menta piperita,  petit grain, e per gli amanti della rosa, consiglio vivamente di usare nel diffusore l’idrolato di rosa (non l’olio essenziale) che è ovviamente più leggero ma che rilascia nell’aria una piacevole profumazione di fondo. Gli idrolati o acque aromatiche – per ora da noi poco utilizzate – sono un meraviglioso strumento che tra le tante applicazioni ha proprio questa; essere cioè pratico da diffondere nell’ambiente senza aggressività.

 

Aromaterapia, Fragilità e Resilienza: la Picea mariana

Trattando il tema della Fragilità e della Resilienza, è interessante riflettere sull’etimologia delle due parole:

fragilità parla di qualcosa che si spezza, che si rompe – molte cose, interne ed esterne, che si possono rompere;

la resilienza trova la sua etimologia nel “rimbalzare”; interessante è vedere la relazione tra ciò che si rompe e ciò che rimbalza e fa rimbalzare. Notiamo che la fragilità a questo punto sembra un qualcosa che lascia entrare e si spezza; mentre ciò che è resiliente è ciò che rimbalza e fa rimbalzare (non si fa “devastare” da ciò che arriva).

La resilienza nasce per descrivere dei fenomeni fisici, di assorbimento di energia e restituzione (la racchetta da tennis non si rompe al contatto con l’impatto della palla perchè la rete assorbe l’energia dell’impatto e lo restituisce).

Resilienza in questo senso non è Resistenza; nella resilienza c’è elasticità.

Qualsiasi sia l’impatto, anche piccolo, si tratta non di diventare rigidi, quanto di assorbire lo stimolo e utilizzare questa energia per qualcosa di costruttivo – positivo.

Nella vita di ogni persona ci sono delle disarmonie e difficoltà che è possibile, attraverso un processo alchemico interiore, trasformare in una forma diversa di energia – che vada a supportare la vita e lo sviluppo della vita. La parola chiave è trasformazione – a volte è più facile a dirsi che a farsi, ma è senz’altro possibile, a volte da soli, a volte con l’aiuto di un terapista o di una guida.

Photo: Daniel Case
Photo: Daniel Case

La forza e la bellezza degli oli essenziali trova in questo processo un punto di interazione possibile: le essenze, con la loro bellezza olfattiva, la loro composizione chimica, la loro qualità vibrazionale possono essere un supporto in un processo di resilienza sia percorso da soli che percorso attraverso una relazione d’aiuto.

Un esempio di un olio essenziale che possiamo pensare come adatto a un processo di resilienza è la Picea mariana (Abete nero).

L’ Abete nero è un albero della famiglia delle Pinaceae che può raggiungere i 15 metri di altezza. Si trova facilmente in Canada, in ambienti artici, in Alaska ecc.

Il suo olio essenziale ha un profilo olfattivo complesso, che rispecchia le sue tante qualità: colpisce l’aspetto resinoso balsamico, con una tendenza alle sfumature che mi piace definire “zuccherine”; una parte più pungente, densa e penetrante si accompagna a una sensazione di apertura e relax. Questa presenza di elementi stimolanti e rilassanti (confermata dalla composizione chimica dell’olio essenziale, che affianca monoterpeni e alcoli agli esteri) ci permette di intravedere la sua potenza: sicuramente una essenza di stimolo e supporto, che ha in sè una gentilezza che può costituire proprio quella forza resiliente che stiamo cercando.

Abbiamo quindi in mano un olio essenziale che si rivela energizzante e che conserva allo stesso tempo una “vulnerabilità”, una freschezza che risulta utile quando non stiamo cercando solo uno stimolante, ma abbiamo bisogno di una sostanza in maggiore equilibrio. Alcuni ricercatori definiscono la Picea mariana un adattogeno, evidenziando questa qualità di supporto al sistema mente-corpo quando si tratta di doversi confrontare col mondo esterno.

L’uso dell’olio essenziale può essere per esempio in pediluvi e bagni, un paio di gocce in un cucchiaio di sale grosso versato nell’acqua, e anche in diffusione ambientale, quando ci si sente stanchi e appesantiti, quando la forza interiore magari tende a indebolirsi a causa delle tante cose da affrontare e da gestire.

Essenze di questo tipo, anche se non presentano particolari controindicazioni, sono sempre da valutare con attenzione in caso di gravidanza e persone sensibili (bambini, anziani, ecc.).