Profumo di Lime…ora che è iniziato il caldo 🙂 troviamo nel profumo di questo agrume così speciale un ingrediente sia per le nostre bevande che per i nostri diffusori, e i nostri profumi estivi.
Questa è la magia degli oli essenziali: essere versatili da più punti di vista – ovviamente bisogna conoscerli per poterli utilizzare al meglio, visto che sono intensi, concentrati, vitali. Ricordiamo sempre che quei piccoli flaconi che utilizziamo contengono il corrispondente di alcuni chili di materia prima.
La freschezza del Lime è più dolce e rotonda di quella del Limone; si differenzia da quest’ultimo non solo per composizione chimica, ma – per noi sensorialisti ancora più importante – per una nota morbida, rotonda, avvolgente ed elevante, che ci dona una sensazione solare e al contempo fresca, una ventata di benessere quando ci pare che tutto il resto sia particolarmente pesante. La “formula magica” del mojito, menta e lime, è una formula del benessere: entrambi donano freschezza, buon umore e sollievo. Possiamo farne anche una sinergia da diffusione nell’ambiente, associando olio essenziale di Menta piperita con olio essenziale di Lime, 5 gocce di ognuno nel diffusore.
Se sentiamo bisogno di leggerezza l’aromaterapia ci può aiutare, sostenendo il nostro benessere interiore attraverso i profumi d’ambiente, o anche semplicemente, creando uno spray da portare sempre con sè. Qui basterà un pò di vodka e alcune gocce di olio essenziale per avere a portata di mano sempre una spruzzata di benessere. Se utilizziamo uno spray menta e lime, ricordiamoci dell’effetto fotosensibilizzante di quest’ultimo, quindi niente spruzzate prima di esporsi al sole. O se vogliamo sentirne il gradevole profumo, dovremo spruzzare una maglietta di cotone e vestirla, ma l’essenza non dovrà andare direttamente sulla pelle.
Se vogliamo sperimentarlo nelle bevande, potremo versare una goccia di lime in una zolletta di zucchero e unirla alla nostra bibita, e vedere che succede 🙂 per chi desidera giocare con questo tipo di miscelazione, può anche prepararsi un flacone da 10 ml di vodka e versarci dentro 20 gocce di olio essenziale di Lime, e successivamente usare poche gocce di questa preparazione nelle bevande.
Un paio di settimane fa, a Milano, ho incontrato in occasione di Esxence il naso di Prosody, Keshen Teo, al quale ho chiesto di raccontarsi, e di dirci qualche sentimento e quale filosofia lo hanno spinto a scegliere solo materie prime botaniche per il suo lavoro artistico.
Come hai incontrato gli oli essenziali e gli ingredienti botanici nel tuo cammino?
Sono nato a Singapore, dove la mia famiglia conservava la conoscenza della medicina cinese e delle incredibili proprietà delle piante, che vengono usate anche in cucina. Ero sensibile agli odori e alle fragranze, sebbene a Singapore non si usino molto, perchè il clima caldo umido richiede profumi molto pesanti, altrimenti non si sentono.
Quando andai a vivere a Londra, man mano che la mia carriera di designer si sviluppava, sognai di avere un giardino mio – amavo la botanica, ma vi avevo rinunciato per gli studi in arte e design. Così iniziai a occuparmi di un giardino e a dedicarmi con amore ai profumi della natura.
Quando sei diventato un “naso”? Come è iniziata questa passione?
Ho sempre amato i profumi. Ho cinque sorelle, in casa c’era sempre qualcuno che provava profumi e li scambiava con gli altri quando eravamo ragazzi. In età adulta sono diventato allergico a tanti profumi, non posso portarli, mi viene il mal di testa. Mi chiesi inizialmente se le essenze naturali potessero profumare delle candele, e così provai. Iniziando così, nacque la passione per creare dei profumi veri e propri – decisi che avrei voluto sapere tutto a proposito. Sono fatto così – quando un progetto creativo mi “prende”, non riesco a smettere di occuparmene finchè non lo padroneggio. Ho letto molto, sperimentato, seguito corsi professionali. La maggior parte dei corsi disponibili si focalizza su ingredienti sintetici, così la realtà è che se vuoi fare profumi botanici, molta della strada devi farla da solo.
Mentre approfondivo questa conoscenza, mi resi conto della bellezza degli ingredienti naturali. Sono più complessi e intriganti, e sappiamo che portano meravigliosi benefici al corpo, alla mente e all’anima. Nessun può dire la stessa cosa della parte sintetica.
Non solo, ma le sinergie create, a distanza di tempo, possono risultare ancora più interessanti, come nel mondo del vino o del cognac. Per me questo è affascinante: una essenza di sandalo “vintage” o una lavanda centenaria conservata in alcol possono avere un profumo straordinario. Posso solo immaginare che profumo avranno i miei lavori, fra dieci anni o più.
Come percepisci lo stato della profumeria in questi anni? Che ruolo possono avere i profumi botanici oggi?
Molte persone si trovano bene con i profumi di sintesi; i profumi industriali possono garantire una durata e un sillage che con le essenze naturali è molto difficile da ottenere, ma non impossibile.
Ho riscontrato per esempio che in Medio Oriente c’è una cultura popolare del profumo (non elitaria, circondata dal mistero, come in occidente). Nel quotidiano le persone sono circondate da oggetti profumati, come i bruciatori di resine, e forse per questo apprezzano appieno i profumi naturali, e hanno fiducia nel proprio giudizio sulla loro qualità e sulla attrattività.
Come brand stiamo gradualmente costruendo una base di clienti e fan, personali e commerciali. Siamo stati recensiti positivamente anche dalla stampa.
Secondo me molte persone oggi cercano autenticità – sono interessate a conoscere gli agricoltori, i processi di lavorazione, dettagli dei quali fino a pochi anni fa nessuno sapeva. Alcuni grandi operatori puntano sullo stile più che sulla sostanza – ma il pubblico desidera sempre più prodotti naturali, consapevole che la Natura è minacciata da prodotti chimici, plastica, nano-fibre ecc.
Credo che la richiesta di profumi interamente naturali aumenterà; attualmente siamo in pochi a occuparcene. Una sfida per chi produce profumi con essenze naturali, è che il prezzo degli oli essenziali fluttua ogni anno. Questo è uno dei motivi per i quali le produzioni industriali preferiscono limitare l’uso dei materiali naturali. Man mano che l’aromaterapia e il mondo della cosmetica naturale fioriscono, un maggior numero di agricoltori trova vantaggioso coltivare campi per produrre oli essenziali, e questo crea maggior competizione sana sul mercato e una disponibilità più ampia.
Tengo delle masterclass a Londra per incoraggiare le persone a sperimentare ingredienti anturali e creare i propri profumi così possono vedere che non è necessario usare la sintesi per creare fragranze originali.
Che cosa provi quando componi un profumo? Come trovi una idea olfattiva?
Per me creare profumi è come fare un viaggio nel tempo. Faccio degli esperimenti a volte basati persino su combinazioni casuali e quando raggiungo un accordo interessante, fino a che il profumo che sento non ricorda la semplice sommatoria delle parti, ma mi porta via dal luogo in cui sono ora. L’immaginazione può correre libera, inizi ad avere associazioni mentali, e scoprire e mappare diverse emozioni. Spesso chiedo ad alcuni amici cosa ne pensano, amo vedere le reazioni delle persone, mi aiuta a cristallizzare la mia idea.
Raccontaci qual è l’idea poetica dalla quale nasce Prosody, il tuo brand.
Una semplice definizione di prosodia è ” lo schema di ritmo e suoni usato in poesia”. Per me, il nostro compito come nasi e profumieri che usano il naturale, è cercare la bellezza all’interno di un confine piuttosto stretto, che proviene dai materiali stessi e dalla struttura e dalla performance che desideriamo per ottenere un profumo sia di successo. Ho trovato questo nome e per me è una specie di manifesto: io voglio creare profumi che muovano le persone, che le tocchino, che li conservino come tesori, come a volte si fanno proprie alcune parole o frasi dei grandi poeti. Vorrei arricchissero l’esperienza di vita delle persone. Per fare ciò devo lavorare all’interno di regole piuttosto definite, alcune delle quali sono scelte da me, altre provengono dai materiali stessi o dal sistema di regole del nostro settore – sono felice di farlo; la sfida è parte del gioco, uno stimolo alla creatività e all’ingenuità.