Gli alberi di limone aspettavano che le nostre mani raccogliessero i loro dolci frutti. La fragranza si mescolava a quella dei mandarini e degli altri agrumi; le foglie si muovevano attraversate da una leggera brezza marina. Ci sedemmo a parlare in giardino, a ricordare viaggi in luoghi lontani, dove lunghe carovane ancora trasportano le resina d’incenso. Mentre scorrevano i ricordi, arrivò una donna che portava con sè una cesta piena di fiori, tra i quali piccoli gelsomini bianchi. Non resistemmo alla tentazione di toccarli, per sentirne la consistenza setosa dei petali. Ci guardammo negli occhi e subito ci venne in mente un nome, “Volo agrumato”…
E’ nato Volo Agrumato Limange, un profumo botanico che ho co-creato con Martha Rubino de La Selva di Positano.
Martha racconta…
“Eravamo con Elena alla Selva sedute al tramonto su uno dei terrazzamenti dove gli agrumeti sono presenze forti, antichi alberi che hanno conosciuto molte famiglie prima di noi in un costante scambio di cure e doni offerti.
Era quell’ora in cui la luce si tinge di rosso e rosa profondo e i raggi del sole arrivano di taglio facendo un gioco suggestivo di luci ed ombre.
Tutto in quel momento era un invito a raggiungere quei frutti maturi, a raccoglierli, a sprofondare ad occhi chiusi nel loro dolce profumo.
Così sedute tra l’erba dorata con i limoni e i mandarini in grembo guardavamo il mare di Positano davanti a noi immaginando carovane e velieri che percorrevano l’antica via dell’incenso, 2400 chilometri, un viaggio che attraversava montagne, deserti e mari, una rotta dove molte culture e religioni entravano in contatto.
Ci raccontavamo dell’estrazione della resina e della sua lavorazione in incenso, nella città di Sumhurum, nell’antico sultanato dell’Oman, città in cui secondo la leggenda viveva la regina di Saba e da cui partivano le spedizioni d’ incenso dirette al Mediterraneo.
Mentre fluivano i ricordi e i racconti, vedemmo da lontano avanzare verso di noi un’anziana donna con un grande cesto colmo di fiori appoggiato sul fianco, non proferiva parola ma ci guardava, i suoi occhi erano cristallini, colmi di vita vissuta.
Ci avvicinammo a lei attratte dal prezioso contenuto del suo cesto, così ci accorgemmo che era straripante di piccoli gelsomini, fiorellini bianchi e delicati dall’intenso profumo sensuale e femminile, anche quei fiori richiamavano la complicità tra donne di quell’attimo e la memoria di luoghi e culture lontane.
Fu in quel momento che guardandoci negli occhi decidemmo di suggellare quella storia e raccontarla con un profumo, un volo agrumato chiamato Limange”.
La leggerezza degli agrumi, del limone e del mandarino, si sposano con la freschezza del petit grain e la sensualità del gelsomino. L’essenza di incenso dona al profumo profondità e ispirazione. Un volo verso il proprio benessere, accompagnato da note mediterranee e suggestioni orientali.
Puoi provare questa piccola meraviglia contattando Martha Rubino www.laselvacosmetici.com
Un paio di settimane fa, a Milano, ho incontrato in occasione di Esxence il naso di Prosody, Keshen Teo, al quale ho chiesto di raccontarsi, e di dirci qualche sentimento e quale filosofia lo hanno spinto a scegliere solo materie prime botaniche per il suo lavoro artistico.
Come hai incontrato gli oli essenziali e gli ingredienti botanici nel tuo cammino?
Sono nato a Singapore, dove la mia famiglia conservava la conoscenza della medicina cinese e delle incredibili proprietà delle piante, che vengono usate anche in cucina. Ero sensibile agli odori e alle fragranze, sebbene a Singapore non si usino molto, perchè il clima caldo umido richiede profumi molto pesanti, altrimenti non si sentono.
Quando andai a vivere a Londra, man mano che la mia carriera di designer si sviluppava, sognai di avere un giardino mio – amavo la botanica, ma vi avevo rinunciato per gli studi in arte e design. Così iniziai a occuparmi di un giardino e a dedicarmi con amore ai profumi della natura.
Quando sei diventato un “naso”? Come è iniziata questa passione?
Ho sempre amato i profumi. Ho cinque sorelle, in casa c’era sempre qualcuno che provava profumi e li scambiava con gli altri quando eravamo ragazzi. In età adulta sono diventato allergico a tanti profumi, non posso portarli, mi viene il mal di testa. Mi chiesi inizialmente se le essenze naturali potessero profumare delle candele, e così provai. Iniziando così, nacque la passione per creare dei profumi veri e propri – decisi che avrei voluto sapere tutto a proposito. Sono fatto così – quando un progetto creativo mi “prende”, non riesco a smettere di occuparmene finchè non lo padroneggio. Ho letto molto, sperimentato, seguito corsi professionali. La maggior parte dei corsi disponibili si focalizza su ingredienti sintetici, così la realtà è che se vuoi fare profumi botanici, molta della strada devi farla da solo.
Mentre approfondivo questa conoscenza, mi resi conto della bellezza degli ingredienti naturali. Sono più complessi e intriganti, e sappiamo che portano meravigliosi benefici al corpo, alla mente e all’anima. Nessun può dire la stessa cosa della parte sintetica.
Non solo, ma le sinergie create, a distanza di tempo, possono risultare ancora più interessanti, come nel mondo del vino o del cognac. Per me questo è affascinante: una essenza di sandalo “vintage” o una lavanda centenaria conservata in alcol possono avere un profumo straordinario. Posso solo immaginare che profumo avranno i miei lavori, fra dieci anni o più.
Come percepisci lo stato della profumeria in questi anni? Che ruolo possono avere i profumi botanici oggi?
Molte persone si trovano bene con i profumi di sintesi; i profumi industriali possono garantire una durata e un sillage che con le essenze naturali è molto difficile da ottenere, ma non impossibile.
Ho riscontrato per esempio che in Medio Oriente c’è una cultura popolare del profumo (non elitaria, circondata dal mistero, come in occidente). Nel quotidiano le persone sono circondate da oggetti profumati, come i bruciatori di resine, e forse per questo apprezzano appieno i profumi naturali, e hanno fiducia nel proprio giudizio sulla loro qualità e sulla attrattività.
Come brand stiamo gradualmente costruendo una base di clienti e fan, personali e commerciali. Siamo stati recensiti positivamente anche dalla stampa.
Secondo me molte persone oggi cercano autenticità – sono interessate a conoscere gli agricoltori, i processi di lavorazione, dettagli dei quali fino a pochi anni fa nessuno sapeva. Alcuni grandi operatori puntano sullo stile più che sulla sostanza – ma il pubblico desidera sempre più prodotti naturali, consapevole che la Natura è minacciata da prodotti chimici, plastica, nano-fibre ecc.
Credo che la richiesta di profumi interamente naturali aumenterà; attualmente siamo in pochi a occuparcene. Una sfida per chi produce profumi con essenze naturali, è che il prezzo degli oli essenziali fluttua ogni anno. Questo è uno dei motivi per i quali le produzioni industriali preferiscono limitare l’uso dei materiali naturali. Man mano che l’aromaterapia e il mondo della cosmetica naturale fioriscono, un maggior numero di agricoltori trova vantaggioso coltivare campi per produrre oli essenziali, e questo crea maggior competizione sana sul mercato e una disponibilità più ampia.
Tengo delle masterclass a Londra per incoraggiare le persone a sperimentare ingredienti anturali e creare i propri profumi così possono vedere che non è necessario usare la sintesi per creare fragranze originali.
Che cosa provi quando componi un profumo? Come trovi una idea olfattiva?
Per me creare profumi è come fare un viaggio nel tempo. Faccio degli esperimenti a volte basati persino su combinazioni casuali e quando raggiungo un accordo interessante, fino a che il profumo che sento non ricorda la semplice sommatoria delle parti, ma mi porta via dal luogo in cui sono ora. L’immaginazione può correre libera, inizi ad avere associazioni mentali, e scoprire e mappare diverse emozioni. Spesso chiedo ad alcuni amici cosa ne pensano, amo vedere le reazioni delle persone, mi aiuta a cristallizzare la mia idea.
Raccontaci qual è l’idea poetica dalla quale nasce Prosody, il tuo brand.
Una semplice definizione di prosodia è ” lo schema di ritmo e suoni usato in poesia”. Per me, il nostro compito come nasi e profumieri che usano il naturale, è cercare la bellezza all’interno di un confine piuttosto stretto, che proviene dai materiali stessi e dalla struttura e dalla performance che desideriamo per ottenere un profumo sia di successo. Ho trovato questo nome e per me è una specie di manifesto: io voglio creare profumi che muovano le persone, che le tocchino, che li conservino come tesori, come a volte si fanno proprie alcune parole o frasi dei grandi poeti. Vorrei arricchissero l’esperienza di vita delle persone. Per fare ciò devo lavorare all’interno di regole piuttosto definite, alcune delle quali sono scelte da me, altre provengono dai materiali stessi o dal sistema di regole del nostro settore – sono felice di farlo; la sfida è parte del gioco, uno stimolo alla creatività e all’ingenuità.