Mi sveglio al mattino, e come previsto chiamiamo un taxi per andare da un profumiere famoso in Delhi, che ha il negozio in Chandni Chowk. Il tassista, quando gli mostro l’indirizzo al quale deve portarci, sembra perplesso. Borbotta qualcosa in hindi e poi parte. Dopo un quarto d’ora, iniziamo a vedere un gran caos, una strada strapiena di macchine, di tuk tuk, di gente a piedi, di rickshow, di tutto.
All’inizio vediamo il tassista un pò sconfortato e perso; allora io tiro fuori un paio di cartine e ad un certo punto capisco che siamo vicinissimi alla strada che cerchiamo. Anche lui se ne accorge, e ci dice che “ci vuole ancora un kilometro a piedi”. Io capisco che a piedi ci mettiamo meno che in auto e gli dico “sì sì, a piedi è ok”. Ma lui è un indiano caparbio, e quando io gli dico che andiamo a piedi, lui fa inversione in auto e si infila proprio nella stradina dove avremmo dovuto entrare a piedi. Inutile dire che in quella stradina nessuno ci va in auto, tranne il nostro autista che ha deciso che ci porta davanti al negozio – letteralmente – dribblando persone animali e cose che incontrerà sulla sua strada. Ad un certo punto si ferma e ci fa cenno con una mano che “il negozio è lì”.
Io sul momento non capisco e guardo alla ricerca di un segno che quello sia il negozio che cerchiamo. Poi capisco: ma che negozio; siamo in un bazar e qui non ci sono porte, è tutto aperto, e in effetti comunque questo posto ha dei muri e quindi è un negozio 🙂
Entriamo, e il proprietario ci guarda con simpatia. Gli chiedo degli oli essenziali, e lui che è uno sveglio, immediatamente mi fa avere una lista degli oli essenziali, con listino prezzi e campionario. Restiamo stupiti favorevolmente da questa celerità (atipica in India) e mentre siamo persi tra gli oli essenziali e ci guardiamo negli occhi con una domanda inespressa ma palese dallo sguardo: “E adesso cosa compriamo???”. Perchè la risposta immediata sarebbe “Uno di tutto” però poi ti rendi conto che forse stai esagerando.
Il proprietario del negozio è intanto molto preso dal dialogo con un personaggio che sembra uscito dal Signore degli Anelli. Alto, magro, sguardo profondo e acuto, pelle scura, orecchino d’oro vistoso, vestito come un sadhu, ma con in mano uno smartphone di ultima generazione, è certamente una persona facoltosa vestita di stracci, e che pare particolarmente attento a quello che gli propone il profumiere. Insomma, probabilmente un facoltoso nobile indiano, che è lì per scegliersi qualche chicca, magari da regalare.
Noi siamo meno stressanti del nostro compagno di acquisti, e visto che lui attrae molta attenzione (anche la nostra) comincio a farmi sentire facendo quelle due tre domandine da turista rompiballe.
La prima, per far tremare tutti, è “Ce l’avete il sandalo?“. Questa domanda 15 anni non era un problema, ora o ti guardano con disperazione (è roba che non esiste più…ma cosa mi chiedi….) o ti guardano e orgogliosi ti rispondono “Sì, sì” sapendo di essere tra i pochi a commerciare con roba di questo tipo.
Sì, il sandalo in India è raro, soprattutto quello vero. La seconda domandina simpatica è “Ma li distillate voi?“. Ti guardano un pochino stupiti e un pochino meravigliati. Poi la risposta può essere multipla; certamente Mr. Ram è ben preparato e mi spiega che le distillazioni non si fanno a Delhi. Nessuno distilla a Delhi per i costi che avrebbe mantenere qui un’azienda; e che quindi i giochi si fanno da altre parti (tipo Kannauj). Mi dice poi che spesso per distillare si spostano gli attrezzi da distillazione, non il contrario: cioè non è detto che i fiori vengano raccolti e portati in distilleria, a volte sono i materiali da distillazione che vanno nei campi fioriti (la distillazione nomade, chiamamola così).
Nel frattempo mi sono annusata bene il sandalo, e mi sembra vero. Mi sono annusata un pò tutto, e mediamente questi oli essenziali mi sembrano onesti. Il proprietario mi parla ancora di Kannauj, e non riesco a dirgli che ci sono stata due settimane fa…mi dice “Dovresti andarci” e io “Sì, sì certo grazie”. Poi, vista la preparazione e la simpatia del personaggio gli chiedo “Ma se l’anno prossimo porto dei miei studenti in India…potrei portarli qui da lei?”. E lui mi risponde “Sì certo…basta che ci avvertite prima…quanti siete?”. Gli rispondo che non lo so; ma mentre mi guardo intorno penso che il prossimo anno sì che ci veniamo qui…ci vuole un pò di coraggio e di freschezza…ma il pandemonium (così lo definisce una guida autorevole di Delhi) del Bazar può anche essere affascinante (se non ti fa venire il mal di testa).
Compriamo parecchi olietti e poi ci ritroviamo con il solito problemino…adesso come usciamo da questo caos? Risolviamo dicendo che abbiamo fame e andiamo a pranzo. Più che altro andiamo a pranzo per stare un attimo tranquilli e capire come si esce da questo groviglio di stradine e gente che fra un pò ti si siede in braccio…Quando ci avviamo però siamo felici, perchè abbiamo incontrato un altro pezzo dell’India aromatica…a presto per altri pezzetti del puzzle!
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