L’Heure Bleue: apriti cielo…

Sto passeggiando per Milano. Bellissima giornata, un lieve soffio di vento, tanta luce, e fa ancora abbastanza caldo. Passo davanti a una vetrina, e mi dico d’improvviso…entra! E così mi volto, e mi dirigo alla porta d’ingresso. Oddio, lì dentro è pieno di gente…ma sì. facciamoci un giretto. Mentre giro tra vari stand, arrivo a quello Guerlain. Vedo il nuovo profumo, la Petit Robe Noir, chiedo di poterlo sentire su una mouillette. Non mi dispiace ma…in pochi attimi chiedo di sentire L’Heure Bleue. E quando me lo spruzzano sulla mouillette, e lo sento, mi sembra ci sia un abisso tra i due profumi, e la vittoria, se dovesse essercene una, va a questo capolavoro del 1912, che batte il suo pronipote del 2012 di un bel pezzo (un pò come nelle corse olimpiche, quando vedi il primo che corre che stacca di due metri quello dietro, e ti sembra stia volando e ti chiedi che cosa ha nelle gambe quello lì…o se abbia chiesto aiuto a qualche essere alato per andare così).

Sì perchè L’Heure Bleue vola. Nel sito della maison leggiamo che questo profumo è pensato per il momento, nel quale il sole è sceso e la sera ancora non è arrivata, permeando l’orizzonte di un colore difficile da definire, appunto, l’Ora Blu. E’ un profumo ispirato ai pittori impressionisti che Jacques Guerlain collezionava. Non stento a crederlo: questo è puro impressionismo.

Heure Bleue ispirazione e psicoaromaterapia

L’apertura è soave. Le note di anice, neroli, bergamotto aprono una porta che poi non riesci più a chiudere, e ti chiedi se vorrai richiuderla mai. Arriva poi il corpo, che è composto da molti elementi, tra i quali rosa, neroli, chiodi di garofano, violetta, ylang…una specie di paradiso terrestre. A questo punto sei già felice, e arriva una chiusura che sembra una sinfonia: iris, benzoino, vaniglia, sandalo…e altro ancora.

E’ la descrizione di un paradiso terrestre; di una sensibilità non comune e di un talento ispirato. Se dovessi leggerlo da un punto di vista aromaterapico, considerando la parte di questo profumo che è composta – o lo era – da veri oli essenziali, direi che è un rimedio per la mente e per il cuore.

La bellezza olfattiva dei fiori soavi è portata al massimo da altre sfumature, che li rendono ancora più eterei; mentre ti senti in un giardino, questo giardino diventa sempre più leggero, e le note profonde sono lì solo per dirti “vola, vola, non ti lascio cadere”. Forse l’Heure Bleue potrebbe essere simbolicamente il profumo della Fiducia, della Fede; di quel qualcosa che ti porta verso l’alto e mentre potresti avere paura, ti sostiene e ti rassicura. Come nel momento della giornata indicato da Jacques Guerlain, nel quale l’arrivo della sera preannuncia qualcosa di sottile, di etereo; è un’alba serale, non un tramonto: nulla “tramonta”, in realtà, ma calando il sole si apre uno scenario, e non finisce il giorno, ma inizia l’ispirazione.

Heure Bleue, profumo del 1912

Questo senso di ispirazione è ancora più bello perchè secondo me è “vera” ispirazione: non fantasia, non gioco della mente, dell’immaginazione; ma pura, vera, lungimirante ispirazione che perdura, come il suo profumo, per dirti che se sei ispirato non lo sei per un minuto o due…ma per molto più a lungo, come in un orizzonte che si apre.

Noi possiamo intravedere in questo profumo il momento dell’inizio, del trampolino di lancio verso qualcosa di stupendo e soltanto presentito. Qui c’è l’inizio di qualcosa, che slancia verso l’alto; e che porta con sè un contrappeso che permette il volo senza paura e senza temere il “ritorno”. Perchè il ritorno sono le note di base, il sandalo, la vaniglia…il benzoino…il ritorno è dolce, è soave, è accogliente. E’ il ritorno con un abbraccio verso se stessi.

Per me questo è un profumo nato da una ispirazione autentica, che ha come soggetto del suo creare (e non solo come oggetto) l’ispirazione stessa. Un omaggio e una fotografia olfattiva di un momento della giornata che porta in sè qualcosa di magico, ma che è anche simbolo di un momento interiore, dell’anima, che può essere vissuto da chi è in grado di coglierlo. Insomma, un archetipo potremmo dire, l’archetipo dell’ispirazione, della fede, e del ritorno a se stessi senza dolore, ma scoprendo in sè un ambiente sicuro. Se dovessi usare un’immagine per questo luogo del ritorno, vedrei una distesa di cuscini morbidi sui quali planare. Tutto questo come possibilità e gesto interiore ripetuto e ripetibile, perchè parte di me, di te, di noi tutti.

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