La figura della dea Venere è centrale in tutta la mitologia antica, ed essa è spesso associata alla presenza di profumi e sostanze odorose. Vedremo alcuni aromi che compaiono nella mitologia di Venere, dea dell’amore, ma forse più profondamente, dea del magnetismo che unisce le persone, dea delle relazioni e della loro “necessità”.
Innanzitutto, nell’inno orfico a Venere, troviamo un altro suo nome, Urania: Venere è infatti figlia di Urano, ma tale termine la designa probabilmente anche come “sostenitrice dei cieli”, come energia che presiede al magnetismo del cosmo, e come madre di Armonia. Tale qualità di armonizzazione del cosmo trova riflesso nella dimensione più terrena dei rapporti: ed ecco che Venere è la dea dell’amore umano, sia nel sentimento che nella carne. Sempre nell’inno orfico vediamo che sostiene e presiede proprio alle unioni tra esseri umani, e in generale a tutta la dimensione generativa.
Uno dei luoghi di Afrodite, secondo l’inno, è la Siria, “terra dell’incenso“. E con le resine questa dea ha una certa relazione: si innamora infatti di Adone, bellissimo figlio di Mirra, principessa che venne trasformata in questo albero portatore di resina odorosa dalla stessa Venere. Adone “nasce” proprio dall’albero di Mirra, e più tardi Venere se ne innamora a tal punto da contenderselo con Persefone.
Adone purtroppo morirà, e grazie al potere della dea (che verserà del nettare profumato) verrà trasformato nel fiore dell’anemone.
Ma Venere usa anche in altre occasioni il profumo come strumento di compassione: unge di essenza “celeste” di rose il corpo di Ettore (Iliade, XXIII) affinchè si conservi – e qui l’uso di un profumo “regale” vuole forse restituire tutta l’importanza e la virtù dell’eroe stesso.
Policarmo di Naucrati ci narra un altro momento in cui la dea si manifesta attraverso i profumi: un commerciante di nome Erostrato, che aveva con sè una statuetta della dea, si trova per mare in mezzo a una tempesta. Tutti i marinai della nave disperati si rifugiano accanto alla piccola statua di Afrodite posseduta dal commerciante, pregandola di aiutarli. Quando la disperazione è al culmine, la dea materializza accanto alla statuetta tanti rami di mirto, e sparge un profumo delizioso in tutta la nave. In questo modo la tempesta si quieta e il giorno dopo la nave arriva al porto con tutti i marinai salvi. Erostrato va al tempio di Venere portando la statuetta e i rami di mirto, e organizza un banchetto, durante il quale offre delle corone di mirto a tutti i convitati.
Il profumo di mirto, il profumo di rosa… Venere, dea dalle tante sfaccettature, compare nel suo aspetto compassionevole attraverso aromi intensi e avvolgenti, che sanno sollevare l’animo e che custodiscono e proteggono. Il profumo di mirto pare interessante come “àncora” di salvezza notturna in mezzo alla tempesta: in aromaterapia abbiamo il Myrtus communis chemotipo acetato di mirtenile, che è una essenza deliziosa per il relax, e che può forse aiutare a ritrovare un’àncora interiore in momenti…tempestosi o semplicemente donarci dei momenti sereni da soli o in coppia!
[Referenza bibliografica: “Il profumo nel mondo antico”, di Giuseppe Squillace, ed. Olschki]