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profumo di vetiver – radici e interiorità

[English version of the article – Vetiver scent, roots and inner life]

Il Vetiver è una pianta conosciuta per le sue radici, e la sua capacità di svilupparsi sia in altezza che profondità la rende, da un punto di vista simbolico, particolarmente interessante.

Allo stesso tempo, è una piante promettente anche in agricoltura e nella cura dei terreni. E’ capace di consolidare il suolo, con radici che possono raggiungere i 4 o 5 metri di profondità; resiste bene alle basse ed alte temperature e sul suo uso ormai ci sono ricerche estese.

Da un punto di vista aromaterapico sappiamo che l’olio essenziale di Vetiver (Chrysopogon zizanoides) ha proprietà antinfiammatorie, stimola la circolazione e il sistema immunitario. In alcune culture questa pianta è anche utilizzata come profumo afrodisiaco.

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Potremmo definirla una pianta chiave, considerando che può esserci utile sia d’estate, per un massaggio alle gambe se le sentiamo stanche e appesantite, così come d’inverno, se necessitiamo di una “spinta in più”, facendo magari un pediluvio tiepido. Oppure potremmo ricordarci di alcuni usi tradizionali in India, dove con il Vetiver si fanno anche tende che spargono il loro profumo quando mosse dal vento, o ventagli.

Annusandolo, si percepisce un profumo profondo, con note scure, di affumicato. Al naso arrivano anche note verdi, e a seconda della provenienza (dall’isola Reunion, o dall’India, da Haiti, o dalla Cina, ecc.) si presentano sfumature diverse, che possono andare da note vegetali fini a note profonde, di bruciato. Questo olio olfattivamente matura nel tempo, e quindi può essere interessante annusare un olio essenziale di Vetiver anche dopo molto tempo dall’acquisto (ricordiamo che Guerlain dedicò un profumo, “Vetiver”, alle suggestioni ricevute da questa pianta).

Uno degli aspetti più interessanti è quello legato all’uso emozionale e simbolico del Vetiver: potremmo dire che è un olio essenziale da “radicamento”, laddove per radicamento non intendo stare lì dove siamo, quanto piuttosto ascoltare la nostra voce interiore per capire dove siamo rispetto a noi stessi, e seguire quella voce nella nostre scelte.

La profondità delle radici di Vetiver ci indica la nostra capacità di consolidare le nostre intuizioni, e di ricevere informazioni e nutrimento dalla nostra “terra interiore”. Allo stesso tempo, osserviamo che il Vetiver non è una pianta solitaria, e quindi l’invito non è a isolarsi, quanto a fare presa a quella parte di noi stessi che ci nutre e sa di che cosa abbiamo bisogno.

un profumo selvatico: il finocchietto

[English version of the article – A wild perfume, Fennel]

Il finocchietto selvatico si trova facilmente negli incolti, nelle aree nelle quali il passaggio umano è meno presente. Pianta che può arrivare ai due metri di altezza, è caratterizzata da sommità fiorite giallo-verdastre e semi ovali e striati.

Nella pratica erboristica le parti più usate sono i semi, che bevuti in infusione aiutano in caso di problemi digestivi, con proprietà carminative e eupeptiche; sono utili anche in caso di dolori mestruali. Sempre ai semi sono riconosciute proprietà galattogene.

Il profumo del finocchietto selvatico ricorda quello dell’anice, con una nota penetrante e balsamica che apre il respiro e rilassa la parte addominale. Allo stesso tempo, in particolare l’olio essenziale se respirato a piccole dosi può risultare tonificante e stimolante.

Qual è il supporto che può darci il finocchietto selvatico da un punto di vista emozionale? Potremmo dire che questa pianta ha uno spirito selvaggio e non particolarmente socievole (se ne sta benissimo da sola su terreni difficili e ad alte temperature). E’ una pianta che porta calore, un calore che ci parla della nostra forza interiore, della capacità di essere noi stessi. Il suo fiore compie un gesto di apertura (è composto di ombrelle con raggi) e questo a volte mi ricorda quanto sia importante restare aperti all’incontro con le persone, gli animali e i luoghi, con i quali siamo intrinsecamente relazionati, mentre scegliamo una nostra posizione personale.

Da un punto di vista fisico, i costituenti principali dell’olio essenziale di finocchietto selvatico sono il trans-anetolo, chetoni e cumarine. Per questo risulta particolarmente efficace come simil-estrogenico, galattogeno, antispasmodico e carminativo.

Una goccia in un poco d’olio o di crema spalmata sull’addome può aiutare in caso di ciclo mestruale doloroso o poco presente così come in caso di flatulenza e spasmi addominali.

Non è da utilizzare durante la gravidanza e con molta cautela per bambini piccoli (dal mio punto di vista per i bimbi sono da preferirsi creme già dosate in modo da non sbagliare con le quantità).