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Immagini di vera profumeria naturale: “Nu Green” di Olivia Giacobetti

Stamattina, mentre sistemavo boccette e essenze, mi è venuta in mente la linea di profumi creata da Olivia Giacobetti per Honoré des Prés, e ho deciso di andare a riannusarli, per sentire ancora una volta cosa si può creare facendo uso solo di oli essenziali puri (e di sostanze naturali che siano di fatto naturali).

Olivia Giacobetti, profumi e aromaterapia

Così sono uscita di casa e sono andata in profumeria. La commessa quando ho chiesto i profumi di Honoré des Prés è andata sicura verso uno scaffale con alcuni flaconi e la prima cosa che mi ha detto è stata “Guardi, questi sono naturali, purtroppo non hanno la persistenza degli altri profumi, non hanno gli stabilizzanti…i fissativi…” e mentre mi diceva così dentro di me ridevo, perchè ovviamente non sapeva che li faccio anch’io, e che tutti noi creativi aromatici siamo spesso felici che i profumi non durino un’eternità, anche perchè ogni ora in più di persistenza in genere significa una bella dose di fissativo sintetico…!!!

Così mi ha chiesto cosa preferivo, e all’inizio ho scelto di annusare un chypre. Odore all’inizio un pò esasperante, questo profumo mi ha convinto circa un’ora dopo, perchè finalmente ha tirato fuori la sua voce armoniosa. Ma non contenta di sentirne solo uno, ho chiesto di sentirli tutti. Ed è arrivato inaspettatamente un profumo che Olivia Giacobetti ha chiamato “Nu Green”, che ho trovato ispirante e decisamente “pulito”.

La casa profumiera dice che questo profumo è ispirato ad una nuotata in una piscina naturale immersa nella natura. E in effetti posso dire che l’odore d’acqua si sente, diciamo così, ed è una composizione che unisce soavità e forza.

La presenza della Menta porta una sensazione di pulito, di sottile, di penetrante e di lucidità. In questo l’olio essenziale di Menta è maestro: prendete una Menta arvensis, annusatela cinque secondi e poi ditemi come vi sentite. Presa pura è un colpo diretto, una porta che si spalanca prima che possiamo accorgercene e moderarne l’effetto.

 olio essenziale di mentaFoglie di menta Creative Commons Licensezenera

La profondità del profumo è data dalla presenza del Muschio, quello botanico. Un odore che anche in piccole quantità evoca una intera foresta, l’umido, il profondo e forse lo sconosciuto. Menta e Muschio messi insieme sono come un chiaroscuro a mezzogiorno…la luce sottile e intesa del mattino (la menta) con la profondità, la freschezza, l’umido e l’ombra del Muschio, la sua forza evocativa, il suo dare corpo a un paesaggio naturale e selvaggio.

Troviamo anche il Dragoncello, al quale spesso associamo usi culinari più che olfattivi. La sua nota verde e sottile conferisce al profumo l’idea della libertà, dell’ambiente verde e ricco, naturale. E’ presente anche il Cedro (legno) che da sempre è uno dei miei oli essenziali preferiti…a volte definito con “odore di matita” (povero!) in realtà il legno di Cedro è un’essenza che ha un odore nobile, sottile, che in una composizione giocata sulla percezione di un ambiente libero e ispirante (è il profumo di un risveglio) non può che associarsi perfettamente con le altre parti olfattive.

Analizzato da un punto di vista aromaterapico, la presenza della Menta e del Dragoncello ha una duplice funzione; quella di liberare la mente, stimolando la lucidità, e allo stesso tempo di rilassare stomaco e plesso solare, ottenendo una sensazione di tranquillità e presenza di spirito. Il rilassamento che forse si può trovare in una piscina al mattino, immersi nella natura e consapevoli che poi inizia la giornata, diciamo così.

Il Cedro rinforza la sensazione di tranquillità e presenza, essendo un legno “da meditazione”, nel mio sentire molto “mistico” e decisamente soave.

Se ami i profumi “verdi” che evocano una sensazione di pulizia e di freschezza, ma con una nota dolce e non secca, ti consiglio di annusare questo profumo… lo trovi nei negozi che vendono il marchio Honorè des Pres.

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Gli unguenti e creme profumate dell’antichità: a scuola da Ovidio (43 a.C. – 17 d.C.)

“Prima sit in vobis morum tutela, puellae:
ingenio facies conciliante placet.”
“Per prima cosa, o donne, curate il vostro carattere: se
l’indole è gradevole piace anche l’aspetto.”
 

Così Ovidio parla agli inizi del suo testo più conosciuto per la cura della bellezza, il Medicamina Faciei Femineae, che ci permette di sbirciare un pò nei rimedi di bellezza dell’antichità. Scopriamo così l’uso di alcuni composti che oggi sembrano un pò strani, ma che modificati un pò, possono ancora essere interessanti. Ovidio parla in particolare di alcuni composti da spalmare sulla pelle del viso.

Unguenti e creme profumate dell'antichità, Ovidio Ewan Bellamy foto

Vediamone uno (le seguenti ricette sono degli adattamenti):

* prendi dell’orzo e delle fave (meglio ridotti in polvere), mischia il tutto con le uova, finchè viene una mistura amalgamata; fai seccare questa mistura e poi polverizzala (Ovidio dice “fallo macinare con la mola da un’asina lenta”).

Una volta ottenuta la polvere, setacciala, e uniscila al miele per ottenere un composto da usare come maschera per il viso.

Un’altra ricettina che Ovidio consiglia è questa:

* fai una mistura di finocchi, mirra e petali secchi di rosa; aggiungi incenso. Unisci il tutto a dell’acqua nella quale è stato lasciato macerare dell’orzo.

E’ interessante notare l’uso delle resine, in forma di polvere, e la rosa, da sempre amica della bellezza femminile. Oggi noi potremmo tradurre questa formula utilizzando al posto delle resine l’olio essenziale delle resine stesse, quindi olio essenziale di incenso e olio essenziale di mirra.

E’ da notare anche l’uso dell’orzo e dei legumi: l’orzo, con le sue proprietà antinfiammatorie, è utilizzato non solo nella nostra tradizione ma per esempio anche in quella ayurvedica come antipitta (e anche antikapha); e i legumi, tra i quali forse i ceci sono più conosciuti come rimedio cosmetico, per la cura della pelle come emollienti.

Questi composti così particolari erano di fatto per i romani quello che per noi oggi sono le creme; e vi era un largo uso anche di composti con oli vegetali, sia per la cura della pelle che per la profumeria. Anche i profumi dell’antichità non erano come quelli che abbiamo noi oggi; la loro base era l’olio vegetale, in genere olio di olive acerbe, o olio di sesamo, o di mandorle dolci.

Papaver rhoeas usi nei cosmetici antichi

Nella parte finale del testo troviamo questa indicazione:

“Vidi quae gelida madefacta papavera lympha
contereret, teneris illineretque genis”
 “Ho visto una donna che pestava, e applicava sulle tenere guance,
papaveri fatti macerare nell’acqua fredda”

che ci riporta agli usi tradizionali del Papaver rhoeas; questo bel fiore è rinfrescante e mucillaginoso, e probabilmente la donna che vide Ovidio stava usando una sua macerazione a freddo come emolliente e antinfiammatorio per il viso. Da provare 🙂 !

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