Succede così. Che la tua passione per l’antichità un giorno incontra gli studi di un ricercatore, e dopo aver letto i suoi testi, riesci a conoscerlo di persona e poi ad intervistarlo…
Giuseppe Squillace attualmente insegna Storia greca al Dipartimento di Storia dell’Università degli Studi della Calabria.
Elena: Ho da sempre una passione per l’antichità, che per me è iniziata con gli studi di filosofia all’Università, e quando ho letto i suoi libri, mi sono chiesta come è iniziato il suo percorso nello studio dei profumi antichi.
Giuseppe: come spesso accade, questo percorso è nato casualmente. Personalmente sono sempre stato attento all’elemento olfattivo. Portare questa attenzione nel mondo antico è stato “un caso”; mi stavo occupando di medici e mi sono imbattuto in questa fonte. Stavo leggendo il De natura di Teofrasto e nel volume inglese subito dopo il testo vi erano gli opuscoli di Teofrasto, e uno di questi è il De odoribus, il testo sui profumi.
Avevo già letto degli articoli su questo lavoro e non c’era una traduzione italiana; pensai quindi come progetto mio iniziale di pubblicare la traduzione con qualche nota; successivamente questo lavoro si è ampliato, e la pubblicazione è arrivata dopo alcuni anni con una versione arricchita da altre ricerche su testimonianze dell’epoca.
Nelle aggiunte che ho fatto successivamente, sicuramente ci sono delle parti fondamentali, in particolare i testi di Ateneo e Plinio.
E: il percorso dei suoi scritti sul Profumo in realtà è composto da tre libri.
G: sì certamente; il testo di Teofrasto è stato seguito dalla pubblicazione del libro “I Giardini di Saffo” ed ora, appena stampato, è l’ultimo testo, “Le Lacrime di Mirra”. In particolare in questo testo ho inserito qualcosa di nuovo, cioè la geografia dei profumi. Per geografia dei profumi intendo sia la provenienza delle materie prime che la loro produzione all’epoca.
Possiamo vedere storicamente come i centri del profumo cambiavano spesso anche a secondo delle vicende politiche, e nel tempo c’è proprio una “geografia” che cambia nell’ambito della produzione profumiera.
E: A proposito di geografia, alcune cose c’erano già all’epoca – come per esempio considerare le materie prime di eccellenza solo se provenienti da una certa zona.
G: certo, i luoghi “doc” c’erano anche all’epoca. Per esempio l’iris dell’Illiria; bastava spostarsi in Macedonia e lì l’Iris non era più considerato pregiato. Anche la rosa di Cirene era famosa e ritenuta eccellente, mentre altre rose non erano considerate alla pari.
Teofrasto lo dice chiaramente; la potenza delle piante dipende dalle zone in cui crescono, la qualità del terreno, l’esposizione al sole, ecc.
E: all’epoca inoltre c’era un legame indissolubile tra usi medici e usi in profumeria…
G: sì certamente…per esempio l’olio di Rosa era ritenuto utile per tanti utilizzi; profumi e aromi erano sicuramente utilizzati sia da Ippocrate, Galeno ecc.
Le sostanze aromatiche erano usate ampiamente per la cura, per esempio cardamomo, cinnamomo, cassia, rosa, mirra, incenso, zafferano, ecc. Erano anche ingredienti privilegiati, utilizzati solo da chi poteva permetterseli – e si preparavano per esempio anche antidoti.
Bisognava portare attenzione anche agli ingredienti, alle loro differenze, alla loro durata: Galeno per esempio ci racconta di come verificò che il cinnamomo fresco desse dei risultati diversi da un cinnamomo che era rimasto inutilizzato per tanti anni, quando dovette preparare un rimedio (teriaca) per l’imperatore Marco Aurelio.
E: la sensazione che ho studiando gli antichi è che ci sia una quantità di conoscenze praticamente infinita…ed è una ricchezza che non siamo sempre in grado di attingere. Personalmente tengo a far incontrare alle persone questi mondi, che hanno ancora tanto da dare e da dire. La vedremo quindi ad Esxence?
G: sì certamente, terrò una conferenza al sabato, proprio sul libro in uscita ora, “Le lacrime di Mirra”.
Appuntamento quindi con Giuseppe Squillace a Esxence 2015! E se vuoi cercare i suoi libri, i titoli già usciti sono:
Il Profumo nel Mondo Antico, ed. Olschki
I Giardini di Saffo, ed. Carocci