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il profumo di aden

In questi giorni sono stata a Esxence, a Milano, incontrando amici e persone che si occupano di profumeria. Tanti brand, tanti punti di vista. Sono successe tante cose, ma ho deciso di raccontarne una in particolare.
Mentre camminavo nei corridoi, un ragazzo mi ha fermato per farmi sentire una fragranza. l’ho annusata, mi è piaciuta. Mi ha invitato a sedermi per sentirne altre. Mi ha mostrato il loro packaging, mi ha spiegato le varie linee disponibili. I materiali di cui sono fatti i flaconi, legno pregiato, vetro scuro.

Aden, cartolina degli inizi del ‘900

Ad un certo punto, dopo avermi fatto sentire alcuni profumi, arriva ad uno che si chiama Aden. Mentre lo annuso, cede all’emozione e mi dice che Aden è il luogo da cui provengono, la sua terra. Si emoziona visibilmente; e mentre annuso la cartina, intravedo un cielo, uno spazio aperto. Glielo dico, e lui mi conferma, sì, Aden è proprio così! Così io vedo “la fotografia” di Aden leggendola olfattivamente dalla mouillette, e lui può lasciarsi un attimo andare e vivere la nostalgia di casa.
Non sono mai stata di persona ad Aden, ma sabato credo di averla visitata davvero, grazie a un profumo e a una persona che non ha avuto paura ad emozionarsi per la terra, i mari e i cieli da cui proviene.

Pace a Milano

Oggi, sabato 2 agosto, sono andata in centro per sbrigare le ultime commissioni prima di andare in Val di Taro. Sono uscita abbastanza presto, e così ho trovato una città tranquilla, con strade che non vedevo così da tempo. Faceva ancora un pò fresco, sembrava di camminare in città a fine settembre però con un decimo delle persone per strada. Ad un certo punto potevo vedere da una parte il Duomo, dall’altro il Castello Sforzesco, e questo tratto di strada che li collega, e che definisce una “arteria” lungo la quale tanti di noi hanno speso migliaia di passi.

Proseguendo il cammino, ho attraversato Piazza della Scala, e sono poi arrivata a Brera. C’erano parecchie persone ai bar che leggevano il giornale, con facce distese, molte delle quali appartenenti a turisti di passaggio. Così, in questo due di agosto, mi sono seduta anch’io in un bar, dove ho trovato il mio posto ideale, ad un tavolino sul quale c’era accesa una bella candela.

Ho iniziato a scrivere, e per un attimo ho avuto la sensazione che in quel momento, tutte le persone presenti fossero, semplicemente, in pace. Seduto di fronte a me, ma spostato a lato, un ragazzo che digitava sul suo cellulare. Un pò più in là, una coppia rilassata che legge il giornale e dialoga.  Poi padre e figlio seduti sul tavolino di fianco, e di fronte una famiglia di quattro persone, turisti che si godono una colazione generosa di pane tostato e marmellata.

In quel momento condividevamo tranquilli un mattino che sapeva di pace. Io ne facevo parte, e avremmo potuto essere in un paesino, e conoscerci tutti. Questa era la sensazione, anche se di fatto nessuno sapeva nulla dell’altro.  Questa piccola comunità mi ha dato un senso di bene, di vita, di condivisione. E nessuno se ne voleva andare – curiosamente, invece dei soliti ritmi veloci, stamattina lì stavamo tutti bene. Ho sentito questa sensazione di pace, quando ognuno ha il suo posto e crea la sua vita in concordia con le vite degli altri. Pace anche a Milano.