Quando portiamo attenzione ai nostri sensi, a che cosa stiamo portando attenzione veramente?
I sensi sono sempre pensati come “esterni”, nel senso di percepire la realtà intorno a noi, ma in realtà i sensi sono intrinsecamente interni: cioè parlano primariamente di noi stessi. Per sentire dobbiamo esserci, e la sensorialità è una funzione interna – per questo possiamo sentire cose diverse anche davanti a una stessa esperienza.
Ascoltare della musica, il tono di una voce, il profumo di un fiore, il calore di un contatto: la nostra sensibilità è in grado di percepire tante cose quando si attiva. La sensorialità spesso richiede anche coerenza – cioè più sensi insieme, attivi, in qualche modo cercano coerenza negli stimoli che ricevono. Un esempio è il tono della voce in relazione a quanto una persona sta dicendo: non so se ti è mai capitato di mandare una mail, o un messaggio, e renderti conto che è stato frainteso perchè mancava il tono della voce, della tua voce che potesse esprimere come stavano le cose davvero.
La comunicazione non verbale è importante e probabilmente più importante di quello che pensiamo: uno sguardo può cambiare completamente il significato di una frase che stiamo dicendo. Scegliamo anche un profumo – e magari anche un colore – per esempio per comunicare qualcosa, per il quale non abbiamo parole (o non abbiamo il coraggio di dirle!).
Questo mondo non verbale trova nell’olfatto una espressione elettiva; gli odori sono veicolo di comunicazione in ogni caso, sia che essi siano piacevoli, sia sgradevoli. In Aromaterapia poi abbiamo a disposizione tantissime sostanze le cui storie, le cui provenienze, ci possono insegnare qualcosa anche di noi. Non dimentichiamo che da sempre aromi e profumi sono mezzi privilegiati anche della devozione spirituale, della preghiera, dell’anelito della persona verso il divino.
La storia della spiritualità è interlacciata con la storia dei profumi, perchè l’uomo da sempre cerca modi di connettersi con le proprie parti più sottili, con una visione del mondo più ampia, con quelle parti di sè più profonde che nella coscienza abituale non sono facilmente accessibili. La storia dei profumi spirituali è storia dei riti, delle tradizioni, dei modi che l’essere umano ha trovato per prendere contatto con la propria consapevolezza olistica; e ad essa possiamo avvicinare la storia dei canti, dei miti, delle narrazioni – la storia delle liturgie e dei modi che l’essere umano ha cercato e trovato sia per vivere un proprio percorso spirituale individuale sia collettivo.
Ecco che i sensi allora possono essere “strumenti” non solo di benessere ma anche di ricerca; perchè l’ascolto come dicevamo prima è sia esterno (ascolto una musica, annuso un olio essenziale) sia interno (che cosa provo? come mi sento?).
Quando poi parliamo di “sesto senso” in realtà stiamo parlando proprio di quella capacità interiore che abbiamo di elaborare le sensazioni per comprendere qualcosa che non è evidente e immediato – insomma per cogliere la realtà così com’è al di là delle apparenze. Il sesto senso è anche chiamato intuito, e in molti altri modi: è una forma di intelligenza, non è qualcosa di veramente “esoterico”, perchè è disponibile a tutti noi, solo che non vi facciamo affidamento.
Soprattutto in situazioni di stress e stanchezza, di esaurimento e di tensione, ritornare ai sensi, recuperare il sesto senso, rieducarsi all’ascolto interno ed esterno è fondamentale, per poter attingere a quella sapienza che è patrimonio di tutti e che si trova dentro ciascuno di noi.